L’evoluzione del Coaching in questi ultimi tempi ha visto l’incontro e l’integrazione di modelli diversi, ma comunque complementari nell’ottenere risultati veloci ed efficaci. È a mio avviso proprio il caso del Problem Solving Strategico e della PNL (Programmazione Neuro Linguistica), figli entrambi della stessa madre: il costruttivismo.
Una sola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme (Proverbio cinese).
I principi infatti che legano entrambi i modelli sono riconducibili a Korbinski “la mappa non è il territorio” e Von Glavestel “la mappa non è il territorio, ma noi abbiamo solo mappe per rappresentare il territorio”.
Tutto ciò è mirabilmente espresso dal concetto di autopoiesi di Maturana e Varela, secondo il quale “noi costruiamo noi stessi e quindi noi costruiamo la nostra realtà”.
Gli eventi quindi sono una nostra costruzione soggettiva di cui siamo gli attori principali e i diretti responsabili della realtà che costruiamo.
Diceva il filosofo greco Epitteto: “Gli uomini sono agitati e turbati, non dalle cose, ma dalle opinioni che hanno delle cose.”
Entrambi gli approcci dunque affrontano e indagano la realtà da questa prospettiva e intervengono sul coachee, aiutandolo a compiere un cambiamento prospettico attraverso la percezione del problema e l’attivazione delle risorse interne.
Come il Problem Solving Strategico incontra la PNL e viceversa.
PUNTO 1
Prima di tutto, il modello in 4 fasi del Problem Solving Strategico rappresenta una struttura operativa d’intervento rapida ed elegante, che può facilmente interfacciarsi con le tante e singole tecniche di cambiamento percettivo e linguistico della PNL. Quest’ultima dunque può prendere a prestito una strategia e un protocollo efficace, che riduce progressivamente la complessità della situazione di partenza, accompagnando il coachee verso il suo cambiamento personale ed evitando di disperdersi nei vari e tanti protocolli che la PNL ha a disposizione. Inoltre, il Problem Solving Strategico propone un modello di analisi delle resistenze, che permette anche alla PNL di poter più facilmente inquadrare la persona che si ha di fronte e le possibili strategie che andrà ad operare per confermare la propria realtà.
PUNTO 2
In secondo luogo, il Problem Solving Strategico si concentra sulle evidenze comportamentali, così importanti anche nella PNL. La parte comportamentale del problema è ciò che è più visibile del coachee ed è l’evidenza più diretta delle tentate soluzioni disfunzionalimesse in atto fino a quel momento. Entrambi gli approcci compiono un’analisi descrittiva della situazione iniziale e la PNL in questo può scendere ad un livello percettivo più sottile, tramite i sistemi rappresentazionali, le sotto-modalità e i meta-programmi. Quindi anche se con un differente stile, le due discipline confermano lo stesso obiettivo finale: comprendere la struttura interna comportamentale del coachee, mettendo in evidenza la disfunzionalità, causa stessa del problema e trovando le risorse necessarie al cambiamento.
PUNTO 3
In terzo luogo, entrambi gli approcci coincidono sulla costruzione di obiettivi ben formati, spesso rappresentati dal modello SMART, che permette di avvicinare il desiderata del coachee alla realtà. Solo attraverso questo processo è possibile infatti scoprire ed attivare le risorse interne e le potenzialità della persona. Mentre nel Problem Solving Strategico si passa alla “Tecnica dello Scenario Oltre il Problema”, dopo aver analizzato le “Tentate Soluzioni Disfunzionali” e fatto sperimentare la “Tecnica del Come Peggiorare”, proprio per generare quella carica propulsiva necessaria a guardare nel futuro, la PNL si avvale del “Come se”, della “Timeline” e del “Ricalco nel Futuro”, proprio per liberare spazio creativo, lasciare lo “Spazio Problema verso lo Spazio del Risultato”. Quindi possiamo ancora dire che gli approcci si avvicinano molto, in quanto sono entrambi evidence based e solution oriented.
PUNTO 4
In quarto luogo, sia il Problem Solving Strategico che la PNL riconoscono e utilizzano lo straordinario potere del linguaggio come agente di cambiamento. Il primo si avvale di un modello linguistico riduttivo di complessità, il “Dialogo Strategico”; esso, tramite l’alternanza di domande strategiche ad illusione di alternativa di risposta e riformulazioni ristrutturanti, conduce il coachee verso un’esperienza emozionale correttiva, un cambio di prospettiva anticipatoria della soluzione. La PNL, invece, tramite diversi modelli linguistici, quali il “Metamodello”, il “Milton Model”, gli “Sleight of Mouth”, i “MindLines” e altri ancora, aiuta il coachee a scendere e ricomporre la sua struttura profonda, confrontandolo sulle sue convinzioni e comportamenti limitanti, aiutandolo ad attingere alle risorse interne, per riportarlo infine alla sua autoefficacia e responsabilità di scelta. A mio avviso questi diversi modelli linguistici posso trovare una facile coesistenza, non tanto nel mescolarli tra loro, bensì avvalendosi di essi singolarmente nei tempi e modi giusti. Anche in questo caso i due approcci risultano insieme stabilire una efficace sinergia.
PUNTO 5
In ultimo, il Problem Solving Strategico si avvale di logiche non ordinarie, quali gli antichi stratagemmi cinesi, proprio per evitare le resistenze e creare nuovi spazi di azione al cambiamento. Un modello cosi ben strutturato può certamente agevolare anche la PNL, che pur avvalendosi in alcuni casi dell’approccio provocativo, anch’esso non ordinario, trova nel Problem Solving Strategico un compagno di viaggio pratico, efficace e ben strutturato. Così come il Problem Solving Strategico avrà accanto un compagno eclettico, creativo e flessibile.
Una cassetta degli attrezzi completa.
Per concludere, nella mia esperienza professionale di Coach ho sempre avuto il desiderio di confrontarmi con differenti metodi, conoscerli e farli miei, al fine di crescere professionalmente e avere con me “una valida cassetta degli attrezzi”. Riprendendo il concetto base che ha dato vita alla PNL, il modellamento, inteso come osservare e riprodurre ciò che è efficace, ritengo che il riconoscimento della validità dei due approcci, sia il punto di partenza di un dialogo costruttivo e soprattutto di strategie sempre più utili e necessarie in un mondo che ha in sé un grado di complessità sempre crescente.