Il principio di contraddizione regna su ogni elemento della nostra vita. Per quanto ci si sforzi a condurre una vita su logiche razionali ed ordinate, è indiscutibile che i paradossi, le contraddizioni, le incoerenze ci accompagnino continuamente.
Il titolo di questo articolo ne è un esempio.
Nella vita di tutti i giorni è facile giudicare le persone per quello che fanno. L’impatto spesso sintetizza ciò che percepiamo di loro ed il comportamento è il biglietto da visita per antonomasia.
Eppure nella relazione d’aiuto, tutto è messo in discussione.
In una situazione problematica che porta la persona in consultazione, i suoi comportamenti non mostrano ciò che è veramente lei, ma solo un mezzo disordinato, confuso e inefficace di fronteggiamento.
Il professionista della relazione d’aiuto, certo osserva gli strumenti/comportamenti agiti, sapendo che il cliente è più grande e differente dalla sue manifestazioni esterne. Un scintilla che se aiutata può trovare nuovi modi di esprimersi, uscire dalla difficoltà e trovare una direzione e una qualità di vita gratificante e in linea con i suoi valori.
L’accoglienza, l’empatia e l’accettazione positiva incondizionata all’interno dello strumento dell’ascolto attivo, sono gli atteggiamenti che il professionista deve proporre nella seduta, accettando e abbracciando ciò che il cliente in difficoltà esprime perché non ha altro.
Ma un altro è pronto ad emergere in modo vigoroso e coerente e nuovi comportamenti risolutivi fanno capolino, che possano meglio rappresentare il cliente. Essi non rappresenteranno mai la sua profondità e quindi lui non sarà mai solo i suoi comportamenti, anche se essi lo aiuteranno a farsi conoscere ed apprezzare nella quotidianità della vita.
TU NON SEI I TUOI COMPORTAMENTI, I COMPORTAMENTI SONO TE.