In fondo sembrerebbe una precisazione della 1° regola della relazione d’aiuto, ma la voglio spiegare in questi termini.
Se non pensi, senti e agisci al massimo di te stesso, perseguendo la qualità nella tua vita personale, famigliare, relazionale ed emozionale, come fai ad essere un bravo terapeuta?
Conosco professionisti che lavorano con coppie, famiglie e adolescenti, e hanno un inferno in casa propria:
Figli in conflitto, separazioni, divorzi. Eppure aiutano persone a fare ciò che loro non sanno fare ed essere.
Carl Rogers chiamerebbe tutto ciò INCOERENZA, che credo sia la parola d’ordine di questa società.
Per essere un bravo professionista della relazione di aiuto devi essere coerente e se il tuo te stesso non è proprio in linea con ciò che suggerisci per aiutare gli altri, parti ripulendo te stesso.
A me spesso è capitato che quando avevo un problema da affrontare mi capitava il paziente con lo stesso problema.
L’universo è proprio birichino!
UNO SPECCHIO CHE ABBIAMO LUCIDATO, proprio lavorando insieme, mantenendo i personali confini, per evitare coinvolgimento e confluenza.
Capita quindi che il tuo paziente ti aiuta a guardarti e a pulirti dentro per essere meglio te stesso e fare il tuo lavoro con coerenza.
Il tuo sé più profondo non può essere che coerente. E’l’unico che hai. Sopra di esso tante maschere, tanti ruoli spesso in conflitto, come per il tuo paziente.
MIRA AL TUO CENTRO E A QUELLO DEL TUO PAZIENTE.
LI C’E’ COERENZA, QUALITA’ E BELLEZZA.